È risaputo che l’adolescenza è la fase della vita dove il giovane cerca di realizzare e creare una propria identità, soprattutto attraverso lo scontro e i litigi con i genitori e, a volte, anche con i pari in quanto i conflitti sono parte della crescita e occasione di confronto. Tuttavia, una delle grandi difficoltà presenti per l’adolescente è quello di gestire in modo corretto il conflitto, in quanto è normale che l’adolescente sperimenti un certo livello di aggressività e rabbia, ma deve imparare a riconoscere ed autoregolare le proprie emozioni, oltre a rispettare anche il pensiero altrui.
Oggi, i ragazzi tendono a tener dentro di sé i propri, aumentando di fatto le frustrazioni e incomprensioni fino a prevaricare l’altro pur di dimostrare di aver ragione. Infatti, la capacità di autoregolazione e di confronto sono competenze sociali che stanno venendo sempre meno, perché a causa della nuova tecnologia i ragazzi preferiscono scrivere nelle chat piuttosto che parlare dal vivo; ciò comporta che la comunicazione è diventata istantanea e, conseguentemente, si fatica maggiormente a rispettare i tempi e il punto di vista dell’altro, oltre a regolare le emozioni in quanto si è dietro ad uno schermo.
I litigi e i conflitti sono sempre negativi?
Il litigio e il conflitto non devono essere considerati sempre come negativi, in quanto tali esperienze, se gestite correttamente, permette all’adolescente di sperimentare, comprendere e gestire la frustrazione nella relazione con l’altro e anche di riflettere sui comportamenti che si sono messi in atto e a comprendere le conseguenze delle proprie azioni.
Per questo motivo che i litigi e i conflitti non vanno negati o eliminati, perché si deve dare la possibilità ai ragazzi di esprimere anche le emozioni negative, aiutandoli nella gestione dei conflitti. Infatti, un adolescente che fin da bambino impara a gestire i conflitti invece di evitarli, diventerà nel futuro un adulto maggiormente capace di ascoltare e comprendere il punto di vista dell’altro e di trovare soluzioni diverse e negoziare.
Se nell’emergere di un litigio, il genitore interviene con punizioni e soluzioni esterne sul bambino, nasceranno in quest’ultimo sentimenti che danneggiano la sua autostima, i quali si amplificheranno quando il bambino sarà adolescente. Infatti, imponendo una soluzione esterna da parte del genitore (per es. obbligandolo a fare la pace o a chiedere scusa, cercare a tutti i costi un colpevole, etc.) si bloccherà sul nascere il litigio senza permettere al bambino l’espressione delle proprie emozioni e pensieri.
Cosa Può Fare Il Genitore? Ecco 8 Consigli
Nel caso dei conflitti tra pari, i genitori devono svolgere il ruolo di orientatori, i quali devono essere empatici e non giudicanti, ma sono anche la figura che deve portare ordine, stabilire limiti e parametri di rispetto. Ecco gli 8 consigli che voglio darti:
non colpevolizzare: non si deve cercare un colpevole del litigio, soprattutto quando il comportamento rispecchia delle modalità tipiche della loro età;
non imporre la soluzione: l’adulto non deve intervenire con l’obiettivo di interrompere subito il contrasto (magari sostituendosi all’adolescente e parlando al suo posto), in quanto se ciò accadesse non consentirebbe al ragazzo di sperimentare le proprie capacità di mediazione, comunicazione e risoluzione dei problemi;
lasciare parlare gli adolescenti fra loro: a volte i ragazzi chiedono l’aiuto dell’adulto con la funzione di arbitro per stabilire chi ha ragione. In questo caso bisogna fare attenzione, perché si deve evitare di stabilire chi ha torto o ragione, ma si devono evidenziare quanto sono valide le ragioni di entrambi, cercando di incentivare il confronto fra loro e incoraggiando un chiarimento spontaneo;
imparare a comunicare la propria rabbia: l’adolescente deve capire ed imparare che la sua prima opzione, in una situazione conflittuale, è parlare con l’altro e non ricorre alla violenza. Questo significa che il ragazzo deve tentare un approccio razionale al problema prima di risolvere con la forza;
insegnare a valutare le conseguenze: di fronte a una qualunque reazione violenta, è importante insegnare all’adolescente a valutare le conseguenze del proprio agire. Così il giovane capirà qual è l’atteggiamento più adeguato da assumere in una situazione di conflitto;
insegnare all'adolescente che non è al centro del mondo: il giovane deve imparare che non sempre ha ragione e che non è il centro del mondo. I genitori hanno il compito di far capire che tutte le persone fanno parte di una collettività, dove ogni persona ha propri gusti e interessi e che ognuno merita rispetto;
ascoltare l’adolescente: ascoltatelo e fategli domande precise sulla sua giornata. Questo permetterà di conoscerlo meglio e di guidarlo in modo più adeguato alle sue esigenze;
essere da modello per l’adolescente: i figli imparano da ciò che avviene in casa e, quindi, gioca un ruolo importante l’educazione emotiva che hanno ricevuto. In questi casi, l’esempio vale più di cento consigli o raccomandazioni.
Bibliografia
AdoleScienza (2018). “Non sanno comunicare e confrontarsi: insegniamogli anche a litigare”. AdoleScienza.it: https://www.adolescienza.it/sos/sos-genitori-adolescenti/non-sanno-comunicare-e-confrontarsi-insegniamogli-anche-a-litigare/?fbclid=IwAR3W8yLXQDzIJkzx7cxevvQzqPZjd7lMcf7Q20qJbdpXftGJWfhBd7njQH0
AdoleScienza (2017). “Se insegni a tuo figlio a litigare senza sopraffare l’altro, diventerà un adolescente consapevole e non sarà un prepotente”. AdoleScienza.it: https://www.adolescienza.it/aggressivita-devianza/se-insegni-a-tuo-figlio-a-litigare-senza-soppraffare-laltro-diventera-un-adolescente-consapevole-e-non-sara-un-prepotente/
Viverepiùsani (2019). “Litigi tra bambini: qual è il ruolo dei genitori?”. Viverepiùsani: https://viverepiusani.it/litigi-tra-bambini/
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