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  • Immagine del redattoreDott. Davide Bregoli

La gestione dell'infortunio sportivo

Per quanto un atleta pone attenzione a prevenire infortuni durante la pratica sportiva, lo sportivo non è completamente immune dall'infortunio. L’infortunio sportivo è un danno causato da un incidente improvviso che compromette il benessere dell’atleta, impedendogli di partecipare agli allenamenti e/o competizioni. L’infortunio porta all'atleta una disabilità temporanea, in quanto provoca delle restrizioni e perdita temporanea di movimenti specifici.


Secondo Podlog (2014) l’infortunio sportivo coinvolge quattro aree dell’atleta:

  • benessere fisico (dolore, possibilità di cambiamenti permanenti, restrizioni temporanee dei movimenti);

  • emozionale (paura ed ansia);

  • sociale (perdita del ruolo, diverso modo di relazionarsi con l’ambiente sportivo);

  • area del sé (immagine personale, obiettivi e piani di vita, auto-efficacia).

Fattori predisponenti all'infortunio sportivo


Nonostante l’infortunio sia un fatto imprevedibile, diverse ricerche scientifiche hanno rilevato alcune variabili che rendono l’atleta più o meno soggetto a possibili incidenti. Tali fattori sono:

  • fattori fisici (caratteristiche muscolo – scheletriche, precedenti lesioni, sindromi di iperususra);

  • fattori psicologici (aspetti della personalità dello sportivo);

  • fattori psicosociali (età, anamnesi traumatologica, influenza degli eventi di vita, dell’allenatore e dei genitori, percezione soggettiva del dolore);

  • fattori esterni (rischi specifici per la tipologia di sport praticata, tipologia di attrezzatura sportiva, tipologia di superficie di gioco, condizioni climatiche e caratteristiche dell’allenamento).

Elementi psicologici nell'infortunio sportivo


A livello psicologico, l’infortunio fa si che l’atleta viva la perdita della propria efficienza. Infatti, l’atleta può sperimentare un senso di sfiducia verso se stesso e nelle proprie capacità fisiche oppure può vivere un senso di minaccia a causa del timore di non poter riprendere i propri allenamenti o le gare o, nel caso più grave, un senso di vuoto esistenziale e senso di solitudine.


Inoltre, la risposta psicologica all'infortunio è diversa da ogni atleta in quanto l’infortunio può:

  • essere utilizzato come periodo di pausa;

  • portare alti livelli di frustrazione (rabbia e delusione);

  • portare all'isolamento sociale;

  • portare insicurezza, incertezza, paura di non recuperare ai livelli di performance precedenti o subire ulteriori infortuni.


Le fasi dell’infortunio


L’infortunio può essere suddiviso in tre fasi temporali:

  1. Fase acuta post-infortunio: nella fase acuta post-infortunio le emozioni provate dall'atleta sono molto intense: lo shock iniziale è solo l’inizio di un processo emozionale che può portare a rabbia, paura, tristezza, ansia, sfiducia nel futuro… . Inoltre, queste emozioni sono sempre accompagnate da pensieri catastrofici (per esempio, “Non sarò più in grado ad avere le stesse capacità sportive di prima”, “Non ci riuscirò!”, “Ho smesso di fare l’atleta”, “Perché proprio a me!”). Tuttavia, alcuni atleti guardano l’infortunio in ottica positiva, usando l’infortunio come stimolo per fortificarsi e motivarsi a continuare. Altri ancora, vivono l’infortunio come momento di recupero dall'attività agonistica.

  2. Fase di riabilitazione: in questa fase le emozioni negative sperimentate dall'atleta nella fase acuta dell’infortunio si riducono progressivamente con l’inizio della riabilitazione, ritornando, talvolta, nel momento in cui si avvicina il rientro all'attività a causa delle preoccupazioni di un ulteriore infortunio (Johnson, 2000). La parola chiave in questa fase è aderenza: infatti, maggiore sarà l’aderenza al programma riabilitativo, maggiore sarà la probabilità di tornare alla condizione prima dell’infortunio.

  3. La fase di ritorno allo sport: in questa fase, la prontezza fisica e quella psicologica non sempre coincidono: nonostante il recupero sul piano fisico, alcuni atleti (30-60%) non sono in grado di riprendere l’attività con le stesse prestazioni precedenti l’infortunio (Ardern, Webster, Taylor e Feller, 2013). Ciò dipende da numerosi fattori sia fisici sia psicologici. I fattori psicologici, infatti, hanno un peso notevole e influenzano, direttamente o indirettamente, la gestione immediata dell’infortunio, del percorso riabilitativo e del successivo ritorno allo sport (Podlog et al., 2014).

Lo Psicologo dello Sport come può aiutare l’atleta?


I contributi che la Psicologia dello Sport può dare all'atleta sono parecchi anche nei momenti meno piacevoli come l’insorgenza di un infortunio, come dimostrato da numerose ricerche e la letteratura. Lo psicologo, in questo quadro, ha una funzione specifica, in particolare attraverso il confronto periodico con lo staff sanitario può aiutare notevolmente il percorso di guarigione dello sportivo, utilizzando tecniche psicologiche che fanno parte del background dello psicologo dello sport.


In ottica di prevenzione dall'infortunio sportivo, lo psicologo dello sport può aiutare l’atleta a sviluppare strategie di resilienza, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto dello stress dovuto ad un eventuale infortunio, attraverso il riconoscimento della relazione tra tratti di personalità, eventi di vita negativi, pensieri, emozioni e stati fisiologici.


Durante la fase acuta dell’infortunio, lo psicologo dello sport può intervenire con interventi psico-educativi dando consapevolezza all'atleta dell’infortunio subito, con tutte le emozioni che si potrebbero vivere, e delle relative prospettive di intervento psicologico. Questo permette all'atleta di aver una maggior percezione di sicurezza e controllo dell’evento, togliendo in parte il relativo senso di sfiducia che si può creare. Inoltre, in questa fase lo psicologo dello sport può utilizzare il goal settings, ovvero si stilano degli obiettivi, insieme all'atleta e allo staff medico, sia fisici che psicologici a breve e lungo termine, consentendo all'atleta di avere un programma tangibile di crescita e una maggior percezione di controllo sull'infortunio.


Sia durante la fase acuta dell’infortunio sia durante la riabilitazione, lo psicologo dello sport può impiegare tecniche di ristrutturazione cognitiva e self-talk. Tali tecniche si si basano sul controllo e analisi dei pensieri negativi, sostituendoli con pensieri realistici e positivi, imparando, conseguentemente, a generare emozioni positive.


Durante la fase della riabilitazione, lo psicologo dello sport può impiegare tecniche immaginative, le quali permettono di impiegare la visualizzazione come strumento per accelerare il recupero e mantenendo attive le specifiche abilità sportive. È stato dimostrato in più ricerche come l’immaginazione del gesto tecnico, con le specifiche sensazioni, attivi le stesse reti neurali del gesto tecnico reale.


Infine, durante tutto il periodo dell’infortunio, lo psicologo può ricorrere alle tecniche di rilassamento e gestione dello stress (training autogeno, il rilassamento progressivo e frazionato), che consentono di abbassare le tensioni interne permettendo così un rapido ed efficace recupero.

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